di Francesco Rubino
Il gioiello nella sua essenza è l’oggetto del desiderio di ogni donna, è il simbolo della seduzione, emblema di eleganza, raffinatezza e soprattutto, in base alla tipologia, esprime la personalità di chi lo indossa.
Il gioiello però, nel suo simbolismo, non è solo ornamento, è anche espressione dell’arte e del bagaglio culturale dell’uomo.
Non a caso, le sue origini sono remote, risalenti agli albori della storia dell’umanità. Nella preistoria i nostri antenati si adornavano con conchiglie, denti di pesci o di altro genere di animali. Molti di questi oggetti erano considerati una sorta di amuleti, per proteggersi contro il male o utilizzati per riti propiziatori. Solo con l’età del bronzo, con la scoperta di alcuni metalli vengono introdotte delle rudimentali tecniche di lavorazione. Nell’antico Egitto, inizia l’età dell’oro, che viene plasmato con la tecnica della fusione. La lavorazione di questo prezioso metallo era però finalizzata alla realizzazione di oggetti votivi, religiosi, propiziatori, magici e solo in un momento successivo diventano anche ornamento, sia per l’uomo che per la donna di tutte le classi sociali. Gi egizi si adornavano con collane, bracciali, cavigliere. Ma l’elemento distintivo delle classi sociali più elevate era la specificità della tecnica di lavorazione, non in serie, dei metalli ed in special modo dell’oro fuso ed impreziosito con gemme. Il gioiello accompagnava la vita e la morte dell’individuo. Nelle tombe degli antichi Egizi, sono stati rinvenuti gioielli di grande pregio che andavano ad incastonare le maschere del defunto oppure le fasce avvolgenti il corpo mummificato ed anche custoditi in cassette, poste all’interno del sarcofago. Prima dai Sumeri e poi dagli Etruschi, l’oro viene lavorato con la tecnica della granulazione, il gioiello era infatti formato da piccole sfere che venivano fuse tra loro in modo invisibile. Con l’evoluzione delle civiltà, anche il gioiello si trasforma e dallo stile rudimentale, giunge a forme più lineari, ovvero stilizzate, sino a divenire un oggetto piu’ raffinato e prezioso.
Nella Grecia Classica ritroviamo il gioiello poco vistoso, nell’età Ellenistica, che si identifica con il grande Alessandro Magno, diventa più raffinato ed impreziosito da pietre come l’ametista, la corniola, la perla, lo smeraldo, il granato. Il tutto anche influenzato dalla cultura orientale. Il metallo base era l’oro, ma sempre con la tecnica della fusione, venivano utilizzati anche l’argento, il bronzo, il piombo e varie leghe. Addirittura furono creati degli stampi per la fusione dell’oro. Nella età glittica sia i Greci che i Romani, per la lavorazione del gioiello, utilizzavano una particolare tecnica, ovvero quella della stratificazione di più pietre di diverse colorazioni, sino ad ottenere un bassorilievo. Per i Greci il gioiello rappresentava la ricchezza ed il potere dei nobili. Quello che si intende oggi, per status symbol.
Anche l’arte orafa dell’antica Roma incanta per i suoi disegni elaborati, ricercati. Per la loro realizzazione venivano lavorati metalli vari, incastonati di pietre preziose, tra le quali anche perle e coralli, provenienti dai territori del Mediterraneo che i Romani avevano conquistato, ma anche dalla Persia e dall’India.
Non a caso Roma e con essa tutti i territori conquistati, nonché le colonie hanno subito l’influenza anche della cultura orientale. In Campania, che è la terra di adozione dell’artista Francesco Rubino, c’è la testimonianza dell’antica Pompei, crocevia del commercio e di tradizioni multietniche, non a caso in essa sono custoditi anche i resti del Tempio di Iside, . Durante i lavori di scavo, che hanno fatto emergere questa antica città, coperta per secoli, a far data dal 79 d.c., dalla furia della lava dell’antico e temuto Vulcano Vesuvio, sono stati rinvenuti, tra i tanti tesori e masserizie della vita quotidiana dell’epoca, anche preziosi monili. L’emblema delle ricchezze pompeiane è rappresentato, tra l’altro, dal rinvenimento, nei pressi della Palestra dei Gladiatori, delle spoglie di una giovane matrona, che tentava di fuggire, con il suo ricco corredo di gioielli. Possiamo ammirare la bellezza di tali gioielli e di tanti altri preziosi pure rinvenuti, presso il Museo Archeologico di Napoli. Nella Roma antica anche gli uomini indossavano gioielli, come collane e bracciali da polso ed in particolare anelli con sigillo e stemma di famiglia. L’anello come simbolo del matrimonio, viene introdotto dall’antica cultura romana. Le donne romane, soprattutto quelle di nobile stirpe, custodivano preziose e raffinate collezioni di gioielli, tra esse collane, orecchini, bracciali, anelli, cavigliere, ornamenti per i capelli, spille, cinture, dal gusto raffinato, realizzati in oro o in argento ed incastonati di gemme preziose. I gioielli venivano adattati alle ricche vesti, di pregiata seta, che le matrone indossavano, di volta in volta, nelle occasioni mondane.
Nell’epoca buia del medioevo, che secondo la credenza popolare avrebbe segnato la fine del mondo, sembrerà un paradosso, ma la cultura delle gemme, dei preziosi, tra i quali lo zaffiro, era l’unica a brillare in tanta oscurità. I gioielli per alcuni erano oggetto di superstizione, come i talismani. Per i potenti, per la nobiltà e i reali, i preziosi simboleggiavano il potere politico, sociale, oltre che economico. Ma l’uso dei gioielli non aveva finalità ornamentali, né era espressione di vanità, ma era limitato a specifici cerimoniali. I preziosi gioielli della Corona di Inghilterra vengono indossati ancora oggi in occasione dell’apertura del Parlamento. Agli inizi del 1200 sino al 1270, ad esempio il diamante era un prezioso riservato solo alla Vergine Maria. Nella metà del XV secolo, i gioielli, le gemme, i preziosi non vengono realizzati solo per finalità religiose o per adornare i reali. Comincia invece una nuova era. In Italia, a Firenze, con Cosimo I nascono le corporazioni degli orafi, le cui botteghe erano allocate lungo il suggestivo Ponte Vecchio. Così come in Francia, l’orafo ha un rinnovato ruolo, gode di grandi privilegi anche politici. Ma ci sono anche gli argentieri, che realizzavano ornamenti per le dimore. Con il Rinascimento, il gioiello nasce come ornamento, impreziosito da pietre e realizzato secondo il gusto della nobiltà, divenuta più esigente. Si va alla ricerca dell’abbinamento del gioiello con l’abbigliamento. C’è un nuovo fermento di idee, di stili, che influiscono anche sulla creazione del gioiello, arricchito di rubini, perle, zaffiri, diamanti. La donna si adorna di collane con pendenti realizzati con pietre preziose. Nascono anche i pendenti a grappolo, formati da più pietre preziose. La donna predilige pure gli orecchini, espressione della sua personalità e bellezza, adottando pettinature che li lascino scoperti, affinchè se ne possa stimare il pregio. Anche gli anelli, che venivano portati su ciascun dito, diventano un accessorio importante. Nel XVI secolo si assiste al declino del bracciale, per la fattura delle maniche degli abiti dell’epoca, che ne impediscono la utilità. Nel XVII secolo aumenta la richiesta di pietre preziose, quali l’ametista, il topazio, i diamanti. Il gioiello è in continua espansione, nonché mutevole nella sua fattura come la moda. Esprime riconoscenza e stima, nei confronti di colui al quale viene donato. Ed è dunque sempre più impreziosito. Soprattutto i sovrani ne venivano omaggiati, per accattivarsi i loro favor. Si alternano vari stili dal più semplice, per poi passare al barocco, al roccocò ed ancora alla forma neoclassica. Il fulgore del gioiello si ammira soprattutto in Francia, alla Corte di Luigi XIV, che possedeva un patrimonio inestimabile di gioielli. Con Luigi XV, comincia una vera e propria concorrenza tra le donne aristocratiche. Si assiste ad un forte incremento dell’arte orafa, per la spasmodica richiesta di preziosi. Con la Rivoluzione Francese, il gioiello si adegua alla moda del tempo, viene realizzato in oro con smalto e reso prezioso dalle perle, con esclusione dei diamanti, perché non popolari,in quanto espressione della nobiltà. Con l’Impero il gioiello ritrova il suo ruolo di espressione dello status symbol. Per la sua fattura vengono riscoperti vecchi stili, dall’arte gotica, a quella rinascimentale, sino ad evocare quella egizia. Agl’inizi dell’800 vengono introdotti altre tecniche artigianali, quali la placcatura e nuovi materiali.
Con la scoperta dei giacimenti di diamanti in Sudafrica, sul finire dell’800, questi preziosi sono considerati quasi alla portata di tutti. La tendenza dell’epoca era quella di esaltare le pietre preziose. Con l’avvento nel 900 nasce una diversa concettualità di gioiello, lo stile però è decadenziale. Vengono realizzati soggetti floreali o animali, con smalti. Negli anni successivi si assiste all’alternarsi di mode. Gli anni 20 sono caratterizzati dal gioiello stilizzato detto anche bianco, perché realizzato in platino, oppure in oro bianco e diamanti. La creatività comincia a riaffermarsi con gli anni 30. Vengono introdotte nuove figure artigianali, quali l’incisore, lo smaltatore, l’incassatore, necessarie per il lavoro di gruppo.
Ai nostri giorni s’intrecciano e vengono esaltati vari stili, che lasciano ampio spazio alla creatività dell’artista, senza alcun condizionamento, libero di esprimersi, per esaltare la personalità di chi indosserà il suo gioiello .
Ed è proprio questo il messaggio che l’artista, Francesco Rubino, attraverso le sue creazioni vuole far giungere agli estimatori dell’arte e dei preziosi.